domenica 2 agosto 2009

I castelli di lago - Cunsert

Il 18 luglio sono stata (ho partecipato?) a un'esposizione nell'ambito di un festival, "Castelli di lago", di (leggo dal depliant) Arte-teatro-ambiente-burattini-narrazione-workshop. L'avevo scovato per caso, probabilmente cercando qualcosa sul notiziario on-line della provincia di Varese, e l'avevo pubblicizzato alle amiche. E una di queste mi ha ascoltato, andando alla presentazione di - appunto - l'esposizione "Cunsert" che mi ha descritto. Quindi ho convinto il mio allegro accompagnatore (ignaro di cosa l'aspettava) a portarmici.

Continuo a prendere spunto dal depliant...
L'esposizione a cui siamo stati, che si chiamava "Progetto Cunsèrt: conservazione - Il lavoro dell'acqua e della memoria", sfruttava lo spazio di tre ghiacciaie presso il lago a Cazzago Brabbia, utilizzate una volta per la conservazione del pesce ed ora restaurate da parte dell'amministrazione.

Leggo:
L'acqua ha memoria? Questo interrogativo, dibattuto da anni a livello scientifico, non ha ancora ricevuto una risposta positiva.
Nonostante l'impossibilità della dimostrazione scientifica (anche se alcuni scienziati dichiarano di averlo fatto), è affascinante pensare che l'acqua conservi la memoria. Ma se l'acqua ha memoria come fa a raccontare tutto quello che ha visto in milioni di anni? Donatella Mora ha cercato la risposta nel Lago Maggiore osservando le sue acque, e crede di averla trovata nella legna che il lago restituisce dopo piogge intense, che da noi chiamano "buzza". Sono legni levigati dall'acqua. Ecco come l'acqua trasmette quel che ha visto: levigando opportunamente i legni.
Con semplici ritocchi vedremo moltitudini di pesci che hanno abitato il lago fin dalla sua creazione, animali conosciuti e altri ormai estinti, ominidi di varie dimensioni che hanno abitato le spnde del lago e forse quelle dei fiumi, dato che la "buzza" porta legna dalle montagne attraverso essi. Quel che ancora non sappiamo fare è distinguere se i personaggi restituiti dal lago siano frutto della sua memoria o di quella dei fiumi, ma poco importa: ora sappiamo che l'acqua ricorda.
L'esposizione era strutturata appunto nella cornice delle tre ghiacciaie. La prima ghiacciaia conteneva le opere d'arte di Donatella Mora, che, a partire dai legni di recupero e altri materiali (chiodi, una gabbia, etc.) ha ricreato personaggi strani, uccelli, forme antropomorfe, etc. Il gioco era riscoprirli quasi nel buio, aiutandosi da una torcia elettrica per scoprirne le forme.
Nella seconda ghiacciaia, la più profonda, erano state utilizzate le figure della prima in una proiezione sui muri ad opera di Cristian Bolis, accompagnata da musica, che dava la sensazione di essere in un caleidoscopio. All'ingresso c'erano alcuni foglietti a forma di elica, su cui scrivere un pensiero dal titolo "Io vorrei conservare..." e da gettare nella ghiacciaia. I pensieri sarebbero stati recuperati e raccolti sul blog del festival.
Nella terza invece la partecipazione diventava creazione, ognuno, con l'utilizzo dei legni recuperati dal lago, doveva creare un'opera d'arte. Questa è la mia (dal blog del festival):

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